Solaris

Recensione


Definire Solaris un romanzo di fantascienza sarebbe non solo riduttivo, ma un vero errore. Il libro di Lem è difatti un’autentica opera filosofica sulla natura umana, nonostante si appoggi su una trama fantascientifica.

Leggendo Solaris si rimane segnati per sempre. Perché questo è uno di quei libri che porta a riflessioni profonde, nelle quali spontanea viene sempre la solita domanda, l’assillo atavico dell’uomo: perché?

La storia narra l’avventura di uno studioso, Chris Kelvin, che arriva, dopo un lungo viaggio di sedici mesi, su Solaris, un pianeta che ha come unica forma vivente l’oceano dal quale è ricoperto. Kelvin si rende subito conto che c’è qualcosa che non va e ben presto capisce che l’oceano è in grado di interagire con gli esseri umani in un modo alquanto surreale: è infatti capace di sondare la mente umana e di materializzare i pensieri e i ricordi più significativi nascosti in essa.

L’oceano rappresenta ciò che l’uomo non può comprendere, il mistero, l’oscuro che agisce sulla sua esistenza senza dargli la possibilità di conoscerne il senso e spiegargli il perché. I protagonisti, Kelvin ed altri due scienziati abitanti nella stazione di Solaris, si ritrovano in balia di “giochetti” messi in atto dalla massa plasmatica del pianeta, senza comprendere il motivo: cosa vuole ottenere l’oceano? Li vuole prendere in giro e spaventarli? Oppure sta cercando in qualche modo di fare loro un regalo, dandogli la possibilità di rivivere certe emozioni? Si arriva in fondo al romanzo senza avere una risposta a queste domande. L’unica cosa certa è che questa forza misteriosa agisce sui tre uomini e che essi sono in balia dei propri sentimenti: che siano di paura, di odio o di amore.

Durante la lettura di questo romanzo mi sono chiesta cosa è che l’uomo non riesce mai a controllare e comprendere veramente e mi sono risposta: le emozioni. Esse, con il loro linguaggio sfuggente hanno sempre un forte impatto sull’animo umano e ne condizionano, nel bene e nel male, l’esistenza. I sentimenti hanno un grande potere su di noi ed anche quando siamo certi di tenerli in pugno, tirando fuori tutta la razionalità che abbiamo dentro, mai essi si acquietano davvero. Rimangono lì, colmi della loro potenza, pronti a farci fuori in un istante, travolgendoci attraverso esperienze fantastiche ma alle volte anche disumane.

Il protagonista Chris viene travolto da un “miracolo crudele”, un’espressione bellissima che disegna perfettamente ciò che accade quando si trova davanti la moglie morta suicida qualche anno prima. Chi è questa apparizione? Quando sono arrivata a questo punto della lettura, avvenuta di sera, da sola nella mia camera, ho avuto brividi di paura. Lì per lì mi sono fatta suggestionare dall’inquietudine della morte che, improvvisamente, tornava viva. Chi non si sarebbe fatto prendere dall’agitazione? Insomma, in me l’empatia con Chris Kelvin è stata totale: ne ho avvertito l’angoscia, lo stupore, il terrore. Ma poi, come lo stesso Kelvin, ho smesso quasi subito di temere e ho viaggiato dentro quella stazione sovrastante l’oceano denso e pensante di Solaris, illuminata dalla luce blu e rossa dei due soli e con lui ho rivissuto i dolori del passato, affrontandoli e superandoli. E tutto si è fatto amore. La paura dell’uomo per l’ arcano e l’inconscio si è tramutata in emozioni. Basta chiedersi chi sia questa apparizione, non ci interessa più da dove viene e come è fatta. Quello che sentiamo dentro, ciò che arriva dal cuore è mille volte più potente di ogni mistero e di ogni paura. E a fine lettura, le vere domande che rimangono in sospeso sono: vale la pena rivivere le emozioni e i sentimenti se pur dolorosi? Si riesce davvero a razionalizzare i sentimenti? Spariscono mai davvero dal nostro cervello oppure se ne stanno lì, incapsulati nei meandri della nostra memoria, pronti ad essere ripescati da qualcosa, un oceano pensante magari, e a materializzarsi vivi e belli più di quanto non ricordassimo?

Io voglio credere di sì. Voglio credere che si possa sempre essere in grado di superare le nostre paure più recondite per vedere e vivere ciò che la vita ci offre lasciando andare via i perché, che di importanza spesso, ne hanno ben poca.