La rivoluzione psichedelica

Stati uniti d’America, anno 1957.

Lo psichiatra inglese Osmond conia il termine psichedelia per indicare le droghe allucinogene usate a scopo terapeutico. Psichedelia è l’unione di due parole greche, psiche (mente) e delos (evidente) e significa espansione della mente, allargamento della coscienza.

Nello stesso periodo alcuni rispettabili professori dell’ Università di Harvard avviano un progetto di ricerca su alcune sostanze psicotrope che, a detta loro, potrebbero essere utilizzate in campo psichiatrico. Decidono perciò di sottoporsi loro stessi ad alcuni esperimenti che prevedono l’assunzione di queste sostanze ancora sconosciute, sostanze che rapidamente li trasformeranno da materialisti convinti a uomini dalle pupille dilatate intenti soltanto a parlare d’amore, di estasi, di fusione con dio. In breve tempo la voce si sparge nel Campus universitario e sempre più persone aderiscono al nuovo culto psichedelico che dilaga come un’epidemia.

Ma di quale sostanze si trattava?

Nel 1938, lo scienziato svizzero ALBERT HOFFMANN, proprio mentre ENRICO FERMI scopriva la fissione dell’atomo, sintetizza LSD-25 e solo cinque anni dopo, ripetendo la sintesi della sostanza ormai quasi dimenticata, ne scopre per caso gli effetti psichedelici: succede infatti che una goccia della sostanza gli cada sulla mano durante un esperimento di laboratorio provocandogli irrequietezza e vertigini. Tre giorni dopo, Hofmann assunse volutamente LSD poco prima di tornare a casa e ne sperimentò gli effetti dopo circa 40 minuti.

Ma torniamo ad Harvard…

In molti decisero di sperimentare l’uso degli allucinogeni e in molti ne uscivano sconvolti e spesso trasformati. I viaggi psichedelici, i così detti trip, ebbero come guida il BARDO THODOL, il Libro tibetano dei morti. Il termine BARDO si diffuse a macchia d’olio e in breve si cominciò ad etichettare tutto allo stesso modo: esperienza bardo, musica bardo, film bardo.

Ma chi erano i professori di Harvard che si cimentarono in questi esperimenti?

Uno di questi si chiamava Timothy Leary, docente di psicologia, che divenne il più importante studioso e divulgatore della psichedelia. Tutto iniziò durante un viaggio in Messico, dove provò l'effetto dei funghi allucinogeni. Questa esperienza cambiò la sua vita per sempre. Nel 1960, al suo ritorno ad Harvard iniziò a condurre ricerche sugli effetti della psilocibina e dell’ LSD, assieme ad alcuni colleghi e alcuni studenti diplomati. Con la sua ricerca il professor Leary si proponeva di individuare un modo per curare ed educare i criminali recidivi. Molti fra i partecipanti alle sue ricerche riferirono di profonde esperienze mistiche e spirituali che, sostennero, cambiarono le loro vite in modo molto positivo. Leary era convinto che l’uso di sostanze psichedeliche avrebbe potuto far superare all’uomo lo stadio di Homo Sapiens e renderlo così capace di comunicare con il cosmo, conoscere dio e in un certo senso, diventare dio stesso. Molti genitori degli studenti di Harvard ebbero però da ridere in merito alla distribuzione degli allucinogeni agli studenti… e la storia finisce con il licenziamento del professore. Era il 1963. Harvard non vedeva di buon occhio il suo approccio alle droghe allucinogene in quanto, come spiega Leary stesso:” L’utilizzo delle droghe che aprono la mente a una realtà multipla porta inevitabilmente a una visione politeistica dell’universo e di conseguenza a una logica opposta a quella delle religioni.”

Leary continuò comunque i suoi esperimenti e sempre nel 1963, scrisse un libro intitolato L'Esperienza psichedelica in cui scriveva:

«Un'esperienza psichedelica è un viaggio verso nuovi reami di coscienza…

…Chiaramente, non è la droga a produrre l'esperienza trascendentale. Essa funge solamente come chiave chimica che apre la mente, libera il sistema nervoso dagli schemi e dalle sue strutture ordinarie.»

In quel periodo gli allucinogeni si diffusero in modo impressionante in America e anche se Leary realizzò alcuni manuali per spiegarne l'utilizzo in sicurezza, Albert Hofmann, non era affatto d'accordo sull’uso dell’ LSD che veniva proposto dall’ex professore, anzi, ne sconsigliava l’uso indiscriminato.

Si stima che, dalla sua scoperta, fino al 1970, l'LSD sia stato utilizzato da quasi due milioni di americani.

Richard Nixon definì Leary come "l'uomo più pericoloso d'America" e in quel periodo vennero approvate severe leggi antidroga e vi fu un processo in cui Leary venne condannato per possesso di droghe. Fuggì all'estero ma, nel 1965, fu arrestato ad un posto di blocco.

Nel 1965, sulle strade di San Francisco cominciano a girare alcuni tipi molto stravaganti chiamati FREAK o HIPPIE. Indossano abiti colorati, seguono filosofie orientali, si appassionano alla musica e a svariate forme d’arte, ma soprattutto fanno uso di marijuana e di LSD. Si dichiarano anticonformisti e rivoluzionari e la loro moda ha solo una regola imprescindibile: non indossare abiti che mostrano marchi di aziende commerciali. Le loro vite ruotano tra un’allucinazione e l’altra e la colonna sonora delle loro vite sconnesse non può che essere composta da musica psichedelica.

Per musica psichedelica s’intende l’insieme dei generi musicali influenzati dalla cultura psichedelica dell’epoca. I temi principali delle canzoni sono la liberazione dell’io e l’espansione della coscienza. San Francisco è considerata il luogo dove questo nuovo genere musicale ha avuto origine ed è qui, che nel 1966, molte band fanno il loro debutto. Gli esperti musicali considerano il primo brano psichedelico Section 43, composto da Country Joe Mc Donald e arrangiato insieme al resto della band, i Country Joe e The fish. Nel 1966 esce anche l’album The psychedelic sounds degli 13th floor elevators, brano da cui è poi nato il termine di Rock psichedelico, chiamato così perché la musica viene composta sotto l’effetto di sostanze allucinogene, condizione necessaria per poter entrare in profondità nel messaggio che il cantante vuole trasmettere. Affinchè questa comunicazione sia efficace anche l’ascoltatore deve trovarsi nella stessa condizione di “spirito manifesto” e di apertura mentale.

Ma come fare per far sì che una musica sia psichedelica, ovvero capace di alterare la coscienza? I compositori utilizzano alcuni trucchetti come usare suoni insoliti, mai utilizzati prima, fare un uso esasperato degli effetti sonoro, inserire nel brano registrazioni riprodotte all’indietro o a velocità modificata oppure voci e altro ancora. Infine, i testi sono spesso esoterici e descrivono sogni o allucinazioni come nel caso del classico Lucy in the sky with diamonds, dei Beatles.

Anche in Italia arriva l’influenza della scena musicale di San Francisco e si cominciano a sperimentare le sonorità distorte. Le stelle di Mario Schifano, con l’unico album pubblicato, “Dedicato a”, è considerato uno dei gruppi più rappresentativi della psichedelia italiana. Anche gli Equipe 84 abbracciano questo nuovo genere musicale dal gusto californiano; a Milano realizzano una specie di comune dove si suona, ci si diverte, si fanno incontri nuovi e interessanti e dove ci si può imbattere in personaggi come Jimi Hendrix e Keith Richards.

La rivoluzione psichedelia coinvolge tutte le forme d’arte e perciò da essa non è esclusa la letteratura, la quale conta numerosi scrittori così detti psichedelici. Il primo che ci viene alla mente è senz’altro Aldous Leonard Huxley, scrittore inglese noto per aver sperimentato le sostanze allucinogene ancor prima di Timothy Leary. Huxley sosteneva che certe sostanze fossero necessarie per la ricerca interiore perché aprivano porte altrimenti precluse all’uomo. Nel 1953, dopo aver assunto una dose di mescalina, principio attivo del Peyote, Huxley sperimenta il suo primo trip ed è grazie a ciò che l’anno successivo scrive il saggio “Le porte della percezione” dove racconta proprio le esperienze che sia il suo corpo e che la sua mente hanno vissuto in quella occasione. Secondo Huxley, le esperienze psichedeliche dovute agli allucinogeni non sono fittizie ma totalmente reali; la droga ha la funzione di aprire le porte verso una realtà alternativa che è soltanto invisibile per l’essere umano. Insomma, la droga è una specie di Stargate che ci porta in un mondo parallelo offrendoci la possibilità di conoscere ciò che altrimenti non conosceremmo mai. In assenza di essa, il nostro cervello funge da filtro e non ci fa captare ciò che ritiene inutile. Insomma, Huxley è convinto che gli allucinogeni siano capaci di eliminare ogni filtro mentale e allora tutto si manifesta… come dire, della serie… Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi.

E com’è che adesso butto là a caso una citazione ormai famosissima del film Balde runner, diretto da Ridley scott del lontano ormai 1982? Bè, perché non è proprio un caso. Infatti, il film in questione è stato ideato prendendo spunto da un romanzo di Philip Dick intitolato “Ma gli androidi sognano pecore elettriche?” Ed eccoci quindi di nuovo di fronte a un altro scrittore così detto psichedelico e anche lui convinto che la realtà in cui l’uomo vive non sia reale e che soltanto in occasioni speciali ci è permesso entrare in contatto con la realtà vera. Eppure Dick, pur essendo un assiduo consumatore di sostanze psicotrope, fece uso dell’LSD soltanto una volta. Tanto gli bastò per non provarci più dato che ne uscì letteralmente sconvolto. Durante quell’esperienza sparì completamente dalla realtà, a detta sua finta per essere catapultato nella vera realtà, una realtà spaventosa di cui aveva più volte parlato nei suoi romanzi e in particolare si trovò a che fare con Palmer Eldritch. Palmer Eldritch è il personaggio del suo romanzo “Le tre stimmate di Palmer Eldritch”, uno dei capolavori della letteratura fantascientifica.. Palmer è un imprenditore che in un lontano futuro crea una sostanza allucinogena che non dà assuefazione e che permette all’uomo di vivere esperienze alternative e interessanti, ma si scopre poi che usare questa sostanza non vuol dire solo fare dei viaggi in mondi illusori, ma che questi mondi sono controllati da Eldritch in persona e che uscirne non è affatto facile. Dick rimane sconcertato dal personaggio che lui stesso ha creato e che spesso entra a far parte dei suoi incubi. Per tale motivo non è difficile credere che durante il suo trip si sia manifestato proprio Eldritch come incarnazione della sua paura, paura di un mondo che non è quello che sembra, un mondo che controlla le menti delle persone attraverso le droghe e che non permette mai di arrivare a scoprire la verità vera.

Dick, durante il suo trip, sudò copiosamente e i suoi amici freak raccontano che non riusciva a smettere di pronunciare queste parole: Libera me, domine. Quando si risvegliò disse ai suoi compagni: “Ragazzi miei, sono stato all’inferno e ci ho messo 2000 anni a uscirne strisciando”.

E voi che ne pensate? È meglio vivere in un’illusione perpetua oppure essere in grado di aprire porte che non vengono mai aperte e scoprire di essere sempre stati illusi? Non so, ma a me questa cosa inquieta un po' e mi viene da pensare a Matrix o anche a The truman show…

L’inganno, è sempre dietro la porta…